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– di Mario Dusi.

In caso di truffa commessa attraverso la vendita di prodotti online, sussiste l’aggravante della “minorata difesa”: è quanto sancito dalla Corte di Cassazione, sez. II penale, nella sentenza n. 18252 del 13 aprile 2022.

Nel caso in esame, l’autore del reato contestato, dopo aver messo in vendita su Facebook dei cerchi Audi A3 con pneumatici, aveva con artifici e raggiri concluso il contratto con l’acquirente, facendosi corrispondere tramite bonifico il prezzo concordato di € 400,00 e rassicurandolo subdolamente sulla prossima spedizione dei beni, inducendolo così in errore sulla correttezza ed effettività della compravendita, per poi invece rendersi inadempiente alla consegna dei beni e negarsi ai suoi tentativi di contatto, procurandosi in tal modo un ingiusto profitto, con corrispondente danno per l’acquirente, che non riceveva né i beni acquistati né la restituzione del denaro.

La Suprema Corte ha verificato la sussistenza dell’aggravante menzionata, con riferimento alle circostanze del luogo, note all’autore del reato e di cui lo stesso ha approfittato: nell’ipotesi di truffa commessa tramite vendita online, infatti, “la distanza tra il luogo ove si trova la vittima, che di norma paga in anticipo il prezzo del bene venduto, e quello in cui, invece, si trova l’agente, determina una posizione di forza e di maggior favore di quest’ultimo, consentendogli di schermare la sua identità, di non sottoporre il prodotto venduto ad alcun efficace controllo preventivo da parte dell’acquirente e di sottrarsi agevolmente alle conseguenze della propria condotta; vantaggi che non potrebbe sfruttare a suo favore, con altrettanta facilità, se la vendita avvenisse de visu”.

L’aggravante della minorata difesa, pertanto, è configurata dalla distanza (che la vendita effettuata attraverso un sistema informatico necessariamente comporta, e a cui si aggiunge normalmente l’uso di clausole contrattuali che prevedono il pagamento anticipato del prezzo del bene venduto), elemento che si pone come “ulteriore, peculiare e meramente eventuale rispetto agli artifici e raggiri tipici della truffa semplice”.

Pare impossibile, ma ancora oggi di queste tipologie di compravendite online non andate a buon fine ve ne sono davvero molte; forse questa più severa interpretazione della Suprema Corte potrà limitare un poco questo scandaloso illecito online.